Da quante parole è composta la lingua italiana? Da più di 250mila.

le-parole-valgono-dove-osano-le-parole-martina-riniPerché allora una persona fascinosa, un’emozione travolgente, un paesaggio mozzafiato vengono spesso descritti con un unico termine, “carino”?
Se è vero che una parola può assumere tante accezioni a seconda del contesto e del tono con cui viene pronunciata, a volte potremmo fare uno sforzo in più per trovare quella giusta per esprimere la nostra opinione.
È il messaggio che lancia la Treccani con la campagna “Le parole valgono”. Un breve video in cui l’attrice Angela Curri usa “carino” nelle situazioni più diverse. 

Colgo l’occasione per una breve riflessione sulla nostra lingua, io che con le parole lavoro e dichiaro di aver dato vita ad un luogo dove esse possono osare.

Navigando nel sito della Treccani Treccani – patrimonio di parole ho compreso che il numero delle parole che costituiscono il lessico italiano è approssimativo. Comunque, basandoci sugli strumenti certi, ovvero i vocabolari, il patrimonio lessicale italiano dovrebbe essere compreso tra le 215.000 e le 270.000 unità lessicali (lessemi). Se a queste parole si aggiungono le varie forme derivanti dalle declinazioni e dalle coniugazioni, il numero sale notevolmente, fino ad arrivare a più di due milioni «di parole dicibili e scrivibili in italiano».

Sempre nel sito Treccani, ho trovato un’altra interessante informazione.

Il Lessico comune è costituito però da circa 47.000 vocaboli, conosciuti e adoperati da chi ha un’istruzione medio-alta. Ma le “parole che usiamo in genere” sono molte di meno e coprono comunque tutte le necessità del vivere quotidiano. Queste parole costituiscono il Vocabolario di base della nostra lingua: 6.500 parole, con le quali copriamo il 98% dei nostri discorsi.
A sua volta, questo importantissimo nucleo è suddivisibile in:

  • Lessico fondamentale – Formato da poco più di 2.000 vocaboli, costituisce il vocabolario fondamentale dell’italiano: si tratta di parole di uso frequentissimo, parole del cui significato e uso attivo siamo padroni sin da piccoli.
  • Lessico di alto uso – Costituito da poco più di 2.500 vocaboli, il lessico di alto uso contiene parole meno frequenti di quelle fondamentali. Per fare un esempio, qui sono racchiuse le parole dell’apprendimento scolastico.
  • Lessico di alta disponibilità – Meno cospicua (circa 1.900 vocaboli), ma altrettanto importante, questa fetta del lessico comprende vocaboli che non sono utilizzati così frequentemente come quelli che appartengono alle prime due categorie, ma sono davvero comprensibili da tutti: si usano solitamente in determinate circostanze.
Se qualcuno è rimasto impressionato dal numero di parole italiane, rimarrà “senza parole“ nell’apprendere che l’inglese ne possiede più di un milione, il doppio rispetto a quelle che compongono la seconda lingua con più parole al mondo: il cinese cantonese. 

La supremazia dell’inglese va di pari passo con la facilità con cui questa lingua si lascia invadere nelle sue forme, come rammenta la celebre battuta del principe Carlo d’Inghilterra, quando notò che la lingua più diffusa del pianeta non è il Queen’s English, l’inglese forbito parlato dalla Regina, bensì il broken English, l’inglese scorretto, sgrammaticato, parlato da immigrati e da miliardi di stranieri.

Una lingua, quindi, cresce solo se è parlata e vissuta.
Magari non tutti gli italiani inventeranno parole nuove come è successo al piccolo Matteo – inconsapevole autore del termine “petaloso” – la cui vicenda è stata oggetto di grande attenzione nel web.Accademia della Crusca – petaloso.
Sarebbe però importante che tutti cominciassimo ad utilizzare di più e meglio quelle esistenti (non limitandoci alle solite, scontate parole) e non ricorressimo agli anglicismi inutili, tanto per voler sembrare uomini e donne di mondo.
Come ha detto una volta Beppe Servegnini, impariamo ad utilizzare ed a leggere il vocabolario. L’unico rischio che si corre, nel farlo,  è quello di imparare qualcosa.
Martina Rini