Storytelling Aziendale: alcune regole da seguire

storytelling aziendale, dove osano le paroleDa qualche anno, si fa un gran parlare di Storytelling Aziendale, sembra sia una panacea per risollevare le sorti delle nostre aziende, salvaguardare il Made in Italy dagli attacchi dei mercati internazionali e sanare la crisi dell’economia.

Gli articoli dedicati al tema si sprecano e le conferenze pure. Dall’alto del loro sapere, gli esperti di Comunicazione e Marketing – nonché folte schiere di più o meno improvvisati consulenti – mettono in guardia gli imprenditori dai rischi conseguenti del non raccontare la propria storia aziendale al mondo intero, complice il diffondersi delle piattaforme social e delle nuove tecnologie che hanno portato all’estremo la necessità di essere sempre nel posto giusto al momento giusto.

A questo assioma, io aggiungerei una terza variabile: nel modo giusto.

Sui Social Network e nei Social Media un’azienda deve stare nel posto giusto al momento giusto e nel modo giusto.

Perché se è vero che un’azienda priva di sito web ed annessi social non dà una buona impressione di sé ad un interlocutore/potenziale cliente, un’azienda con un sito banale ed annessi social privi di interesse restituisce un’immagine peggiore.

E l’asino, solitamente, cade proprio sul tentativo di raccontare la propria storia.

Le pagine del web traboccano di presentazioni inutili, noiose, prolisse, pretenziose, cariche di date e di nomi. A leggerle ci si sente ripiombare in certe atmosfere cupe dei tempi del liceo, quando un inadeguato professore metteva a dura la resistenza dei suoi studenti con soporifere lezioni.

Di recente ho visionato il sito di uno studio dentistico che sta investendo in grande misura per apparire all’avanguardia su tutti i fronti (da quello architettonico a quello medico).

Le video-interviste pubblicate all’interno, rilasciate dalla madre e dal padre del medico/titolare dello studio, sono a dir poco imbarazzanti. I due fieri genitori narrano del desiderio innato del figlio (più che quarantenne!) di diventare dentista, dei sacrifici fatti per laurearsi con lode, della ambizione di creare uno studio più ampio, più competitivo.

Tante belle parole che fanno sicuramente emergere alcuni tratti positivi del carattere del figlio, ma risultano inadatte (e fuori luogo) a testimoniare ciò che chiunque cerca in un medico a cui sta affidando la propria salute: lunga esperienza e solida competenza!

Ho portato questo piccolo esempio per evidenziare come, soprattutto in Italia, vi sia ancora molta confusione su come si componga un efficace Storytelling Aziendale. Per i più, fare Storytelling è limitarsi ad elencare cronologicamente gli eventi che si sono verificati in un’azienda, dalla sua origine al momento dell’analisi. A questi solitamente si aggiungono i profili dei vari attori (fondatore, presidente, ecc) sommariamente annotati.

Ma se alcuni degli ingredienti principali sono questi, cosa manca e qual è allora il modo giusto di raccontare una storia, mettere in luce i punti salienti, tratteggiare correttamente le personalità dei protagonisti e restituire l’atmosfera di quel luogo, di quel particolare non so che responsabile di aver trasformato un’idea in una grande impresa?

In questo articolo do per scontato che l’azienda – o chi per essa – abbia ben chiaro a chi è indirizzato il racconto e quali strumenti dovrà utilizzare per diffonderlo e concentro l’attenzione sul cosa raccontare (tralasciando anche il come raccontarlo che è strettamente legato al destinatario della nostra storia).

Qualsiasi tema, racconto, articolo ben strutturato si basa su un’architettura narrativa.

La struttura narrativa che dove osano le parole utilizza nel comporre lo Storytelling Aziendale dei clienti coincide con quelli che sono stati fissati come princìpi cardine della Cultura d’Impresa.

Descrizione del territorio e delle tradizioni artigianali/industriali in cui ha sede l’azienda (dal punto di vista storico, geografico e demografico), storiografia della gestione aziendale, esposizione dei processi produttivi e dell’innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale, etica di prodotto, certificazioni volontarie, rapporti con altri mercati sono alcuni dei temi analizzati prima di ricostruire e restituire un autentico e completo Storytelling Aziendale.

Questo metodo operativo lo riteniamo valido sia per il racconto del laboratorio artigiano sia per quello della grande impresa. Cambiano ovviamente i modi espositivi, i pesi e le misure delle parti descritte, ma la struttura narrativa rimane invariata.

In questo modo, la singola storia di un laboratorio artigiano, di una piccola o grande azienda va ad intrecciarsi con un contesto più ampio (geografico e temporale) che contribuisce a far comprendere meglio lo svolgersi degli eventi, rende più scorrevole e piacevole la lettura e consente al lettore di innescare connessioni psicologiche di diverso tipo, al fine di creare e percepire sensi e significati più ampi. E permettere a quella storia di farsi ricordare, in quanto unica.

Martina Rini