Cultura d’impresa per un Nuovo Rinascimento

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Mecenate presenta le arti ad Augusto (di Giambattista Tiepolo)

La Cultura d’Impresa sta alla base del metodo di lavoro di dove osano le parole.
Tra i princìpi cardine della Cultura d’Impresa vi è l’Innovazione, una parola, un concetto attualmente molto usato (fino quasi all’abuso) nella maggior parte delle presentazioni aziendali. Quasi che l’atto, l’effetto dell’innovare non fosse già un elemento indispensabile a garantire la sopravvivenza di qualsiasi impresa nel tempo, ma un qualcosa in più.

Innovazione fa rima con creazione, non solo per consonanza di suono dalla vocale accentata alla fine, ma perché in ogni processo innovativo è presente un momento creativo e viceversa.

Questo vale per l’imprenditore che, come sostiene l’economista Joseph A. Schumpeter nella sua celebre teoria, è tale in quanto innovatore. La sua azione creativa consiste nell’introdurre nel mercato qualcosa di “nuovo” considerando inizialmente il vantaggio che può trarne.

Questo vale per l’artista che, come sottende il significato della parola in sé, è tale in quanto creativo. La sua azione innovativa consiste nell’interpretare qualcosa di conosciuto attraverso qualcosa di “nuovo”.

I confini tra impresa ed arte sono quindi labili.
In entrambi i casi il risultato è il prodotto delle emozioni, il frutto della combinazione tra ciò che ciascuno si aspetta e gli ingredienti che mette in gioco nella sua creazione.
Anche gli scopi finali, che per antonomasia nel caso del primo concernono la ricchezza, mentre nel caso del secondo la bellezza, possono essere ribaltati se solo si pensa allo stile italiano e alle cifre da capogiro di alcune opere d’arte.

È comprensibile che se due figure così affini si incontrano e si confrontano possono dare vita a idee dirompenti. Non ultimo, anche l’ambiente in cui essi vivono è altrettanto determinante per garantire il successo dell’incontro.

Nell’antica Grecia e nell’Italia del Rinascimento, per esempio, l’arte ha trovato le condizioni di prosperità favorevoli alla sua fioritura e ciò che ha dato impulso alla creatività non è stato solo la prosperità economica, bensì la grande quantità di risorse sociali investite a scopi non strumentali. Non basta cioè la sicurezza economica a far sentire l’artista libero di esprimersi, né la propensione per l’arte a trasformare un imprenditore in un mecenate, occorre anche un’apertura intellettuale nella società che crei le adeguate condizioni psicologiche e sociologiche.

Alcuni anni fa, si aveva l’impressione di assistere alla nascita di una nuova società, addirittura di un Nuovo Rinascimento, soprattutto grazie a coloro che, possedendo le capacità economiche e decisionali per farlo, investivano in valori diversi da quelli industriali.

Nel giro di pochissimi anni, le cose sono però cambiate, attualmente la maggior parte degli imprenditori ha altri pensieri, ben diversi dall’investire in Cultura ed Arte. Devono guardare a sé, alla loro azienda, non possono permettersi il lusso di pensare ad altro.
Questo non è certo positivo per la crescita economico-sociale del Paese, l’Italia è una delle ultime in Europa per investimenti in Cultura. Comunque, seppure può sembrare paradossale, tutto questo concentrarsi su di sé potrebbe non essere solo negativo.

Si è spesso associato il concetto di mecenatismo con un’idea di un’azienda ricca di valori, mentre il binomio non è  scontato come sembra. Perché la corrispondenza sia veramente virtuosa è necessario che l’azienda sia virtuosa!
Purtroppo ciò non è vero per molte.
In questa profonda crisi economica e culturale che attanaglia l’Italia in questo difficile passaggio storico, se ogni imprenditore riuscisse anche a guardare con spirito critico la propria azienda, potrebbe sicuramente vederci grandi potenzialità. Il legame con il territorio, la profonda sapienza artigianale, la gestione spesso legata alla famiglia, la capacità di saper coniugare qualità, flessibilità, servizio personalizzato al cliente e, non di rado, presidio efficace dei mercati internazionali, sono tutti elementi della Cultura d’Impresa, alla base di qualsiasi storytelling aziendale ben costruito.
Sapientemente equilibrati, raccontati e comunicati, questi elementi ritornerebbero utili sia all’azienda sia al Paese, perché ogni singola storia di questo tipo altro non è che un solido tassello per un diverso sviluppo economico ecosostenibile, che pone al centro della rinascita economica la valorizzazione della salute dell’uomo e dell’ambiente, il capitale culturale, artistico e naturale del Paese. Ed ecco quindi che il termine Nuovo Rinascimento non risulterebbe più fuori luogo.

Martina Rini + Massimo Cavalli