maddalena-campiglia-flori-dove-osano-le-parole-dolpdolp_dove osano le parole ha pubblicato – in tiratura limitata – la favola boscareccia Flori di Maddalena Campiglia.

I primi studiosi che si sono addentrati nello studio della scrittrice e poetessa Maddalena Campiglia, hanno incontrato non poche difficoltà nel tratteggiare il profilo. Infatti, oltre a quelle solite del recuperare manoscritti negli archivi e nei fondi notarili, all’impossibilità di riunire tutta la sua produzione letteraria, la complessità maggiore consisteva nel riuscire a inquadrare correttamente questo personaggio vissuto nel Cinquecento sotto l’egida della Repubblica di Venezia.

In questi anni, una donna del suo rango o si sposava o si faceva monaca, sconvolgendo in questo modo i suoi reali profili.
Diana Sartori, in un saggio raccolto in Le stanze ritrovate (ed. Eidos), squarcia il velo di omertà steso sul personaggio e soprattutto le toglie quello di monaca mancata, di donna aristocratica colta ed annoiata, che sfoga il suo fervore religioso quasi mistico ed il dramma di un matrimonio fallito nella composizione di sonetti e favole scopiazzate a Torquato Tasso.

Campiglia era, al contrario, una donna anticonformista e straordinariamente moderna per il suo tempo.

Maddalena Campiglia nacque a Vicenza il 13 aprile 1553, dalla relazione tra Polissena Verlato e Carlo Campiglia, entrambi nobili, ricchi, vedovi e con figli. Dalla loro unione – regolarizzata nel 1565 – nacquero altri tre figli, tra cui Maddalena.
Maddalena ricevette un’educazione tipica delle ragazze di buona famiglia, dimostrando particolare interesse per la letteratura, la filosofia e la musica.

Fondamentale per la sua formazione risultò inoltre la frequentazione della società culturale del Cinquecento che si riuniva nella provincia di Vicenza presso la villa di proprietà della cugina Elena, sposata con il marcheseGiudo Sforza Gonzaga. È probabile che lì conobbe Curzio Gonzaga, signore di Mantova, poeta e diplomatico, amico di letterati ed artisti depositario della fiducia della poetessa al punto di essere da lei designato nel testamento come curatore dei suoi scritti (fiducia che purtroppo il Gonzaga tradirà).

Presumibilmente, in questa sede, conobbe il suo sposo Dionisio da Colzè, al quale fu legata dal 1576 al 1580. Il loro fu – per imposizione della Campiglia – un matrimonio bianco, come si può dedurre dagli atti di separazione dai quali si può dedurre anche la sua mancanza di predisposizione nei confronti della maternità in quanto sian nostri figli le cose create, dal Divin nostro pelegrino ingegno.

In quello stesso anno, iniziò la sua produzione letteraria, con scritti di carattere religioso in cui si rivela come una donna pia, ma molto avanti per i tempi! Secondo la scrittrice, la verginità doveva essere vissuta non come una costrizione ma come un efficace mezzo per ottenere l’indipendenza femminile dal genere maschile.
Come incarnazione per antonomasia di questo principio, indica la Vergine Maria la quale, secondo la sua interessante rilettura, si era votata spontaneamente alla castità e proprio per la grandezza di questa scelta era stata scelta da Dio.

“O eccellissima donna, Vergine sopra le Vergini, saggia e felice, adorna di fregi così sublimi, e riplendenti. Non dcinta ti veggo di catena di ferro grave, e pesante, come le maritate, che sotto l’insopportabil peso del matrimonio in modo son gravate, ch’in modo son gravate, ch’in dispetto di lor medesme tal’hor ne vengono, e bene spesso odiano quest’aria che le spira d’intorno. Nemmeno di collare d’argento fino, e terso ti miro adorna o Sacra Regina mia, qual ne va altero lo stato vedovile, ma di purissimo oro freggiata ti scorgo qual merto della Verginità tua ricerca”(brano tratto dal componimento Sopra l’annonciazione della Beata Vergine e la incarnazione del Signor Nostro Gesù Christo).

maddalena-campiglia-copertine-dolp-dove-osano-le-paroleL’opera maggiormente riconosciuta della Campiglia fu Flori, una favola boscareccia ispirata all’Armita di Torquato Tasso che le valse i complimenti del poeta stesso. Flori è una ninfa vergine votata al culto di Diana, che conduceva una vita tranquilla nell’immaginario paese di Arcadia in compagnia delle sue simili.
La favola prende inizio descrivendo Flori pazz di dolore per la morte dell’amata amica Amaranta. Licori, un’altra sua amica, tenta di consolarla in tutti i modi, fino a ricorrere ad un sacrificio pur di riuscire a farla rientrare in sé.

Questo sacrificio consiste nel fatto che, rinsavendo, Flori sarà destinata ad innamorarsi del primo uomo che incontra.
La fatalità ricade nel pastore Alessi, ma lei – seppur innamorata –  accetta il matrimonio solo a patto che venga rispettata la castità dell’unione.

Probabilmente la Campiglia, che sempre dichiarò di riconoscersi in Flori, prese spunto per i suoi personaggi dalle persone a lei più vicine.

Oltre al tema della verginità in questa opera viene introdotto un tema delicato, l’amore tra donne. L’argomento troverà massima espressione nella successiva egloga Calisa, la cui protagonista è sempre Flori. Qui la ninfa è rimproverata dal cantore Edreo del suo errore Donna amando pur Donna essendo, ma la stessa si dichiara incapace di rinsavire, schiacciata dalla forza della sua passione So che donna amo donna, anzi l’adoro.

Alla fine del dialogo risulta esemplare l’augurio di Edreo Oimè Flori infelice, hor che veggio/ Ch’aureo quadrello fu che fatal piaga/ Ti fece dentro il cuor, cui magich’arte/ sanar non può con sufumigi, o carmi. Cangiato homai da quel di pria m’accingo/ A consolarti, e giova anco (so) poco/ Soave ad ammolir piagato core7 Dunque ama Flori, e spera un giorno forse 7 Benchè strano è ‘l tuo amor ne corrai frutto.

La donna amata da Flori è Calisa, dietro il cui nome si cela quello di Isabella Pallavicini Lupi, marchesa di Soragna, protettrice di Maddalena e beneficiaria di Flori e di numerosi altri sonetti.

Maddalena Campiglia morì a Vicenza il 28 gennaio 1595, in seguito ad una lunga malattia che la privò della vista. Negli ultimi anni, la poetessa si avvicinò agli ambienti monacali e nelle disposizione testamentarie espresse l’insolita volontà, che venne rispettata, di essere sepolta nel medesimo sepolcro dell’abbadessa Giulia Cisotta, presso la chiesa di Santa Maria d’Araceli.


Titolo: Maddalena Campiglia. Flori
Introduzione di: 
Martina Rini
Edizione: 
italiana 
Dati: 
dolp edizioni, 2013, 140 pag, rilegato lino e copertina in pelle 
Edizione limitata ed esaurita

ISBN: 
978-88-95685-06-9


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