dustjacketVincenzo Scamozzi (1548-1616) è un libro editato dal dolp_dove osano le parole che offre al lettore una visione unica ed intima della vita e dell’opera di Scamozzi ed una rara anteprima di questa nuova collezione di 32 acquarelli di Giaconi.

Nel 2016 cade il quarto centenario della morte di Vincenzo Scamozzi, nato a Vicenza il 2 settembre 1548 e morto a Venezia il 7 agosto 1616, straordinaria e complessa figura di architetto e teorico di vasta erudizione.
In occasione di tale importante ricorrenza Giovanni Giaconi ha inteso rendergli omaggio contribuendo a suo modo a celebrarne la memoria con un appassionato e scrupoloso dossier grafico che riproduce quasi tutte le opere oggi esistenti a lui ricon- ducibili o attribuite. Là dove presenti, perché pubblicate nel Trattato L’Idea della Architettura Universale del 1615 o nella sua edizione olandese di Leida del 1713, sono state affiancate anche le riproduzioni delle incisioni che illustrano i progetti ancora esistenti per avere un confronto immediato tra l’idea fissata sulla stampa e la realtà costruita, spesso trasformata.

Giovanni Giaconi si interessa alla rappresentazione del patrimonio architettonico veneto dal 1997.
Dopo aver scoperto e ammirato i disegni e gli acquarelli degli architetti ed archeologi del Grand Tour si appassiona all’idea di raccontare i “suoi” monumenti, applicando una tecnica che si potrebbe definire ritrattistica, attenta ai minimi particolari, che non tralascia di annotare i segni del tempo, mirata ad un realismo minuzioso che tuttavia non rinuncia all’interpretazione.

Dal punto di vista operativo il progetto prende forma nel corso di più fasi tra loro distinte. Innanzitutto viene fatta la visita all’edificio per eseguire il rilievo, con accurate misurazioni di ogni elemento e il disegno di molti schizzi a mano libera per “capire” e fissare i dettagli, oltre ad un’attenta e scrupolosa documentazione fotografica. In un secondo momento, sul tavolo da disegno dello studio, si passa alla restituzione del rilievo in scala metrica 1:50 a matita su carta gialla, come si può vedere nell’esempio a pagina 47 della Rocca Pisana, dove vengono anche elaborate le idee per luci ed ombre che daranno l’effetto materico finale e di profondità. La fase successiva, che Giaconi chiama “matrice”, consiste nel ritracciare con china su lucido il disegno a matita, così da conferire nettezza e precisione al tratto che servirà poi come base per l’acquarello. L’ultima fase prevede il trasferimento della matrice su apposita carta da acquarello mediante una grande macchina fotocopiatrice, così da formare la base che diventerà poi la tavola ad acquarello finale.

Per ogni opera è richiesto mediamente un mese di lavoro, per restituire, con l’attenzione paziente al dettaglio, una precisione fotografica che interpreta quello che vede e fondata, nel nostro caso, sulla decontestualizzazione degli edifici: la bidimensionalità della facciata viene infatti proiet- tata sull’adimensionalità del bianco assoluto dello sfondo della pagina, in un’operazione inversa e proiettiva che riporta gli edifici reali al loro stato “originario” di disegno e, in qualche caso, di stampa. Tra i due estremi, grafici e tipografici, emergono i segni del tempo e il racconto delle vicende della loro storia.

La maggior parte degli edifici è caratterizzata dall’assenza della porta d’ingresso. Giaconi ha preferito non disegnarla e al loro posto mettere una sfumatura di cielo come se la visuale li attraversasse sempre senza incontrare ostacoli. Molto spesso così è anche nella realtà, e talvolta tale l’effetto è parte cospicua dell’esperienza visiva del visitatore, ma non sempre. Così quella scelta è diventata una sorta di tocco finale, un modo per rendere proprio e riconoscibile l’acquerello, quasi una firma.

Negli ultimi anni gli studi su Scamozzi hanno conosciuto un notevole impulso che ha permesso di definire aspetti inediti e originali della sua opera, rivisi- tando con nuovi strumenti critici e rinnovato interesse vecchi luoghi comuni che, ancor prima di essere smen- titi, sono stati reinterpretati alla luce del nucleo di verità che potevano contenere, dando maggior spessore e risal- to al personaggio. Sono più chiari i presupposti della sua architettura, che non è solo accademica ma è semmai sovrastata da un abito intellettuale ostico e poco diretto, che esige sovente un attento lavoro di approfondimento per essere pienamente compresa e apprezzata, qualcosa cioè che non si coglie con istintiva naturalezza ma si conquista in un processo di avvicinamento, in cui anche l’appagamento è un atto di conoscenza consapevole.


L’architetto Vincenzo Scamozzi, nato a Vicenza il 2 settembre 1548 e morto a Venezia il 7 agosto 1616, è figura singolare tra gli architetti del tardo Rinascimento di cui incarna in modo esemplare due aspetti complementari: l’attività pratica e quella teorica, raffigurate nelle due statue dell’EXPERIENTIA e della THEORICA poste ai lati del suo ritratto nella programmatica antiporta del trattato L’Idea dell’Architettura Universale.

Con lui si può dire conclusa la grande stagione storica dei Trattati di Architettura che, da Leon Battista Alberti fino a Palladio, avevano posto le basi teoriche per la diffusione e l’affermazione dei riscoperti principi vitruviani, fino a farne “un linguaggio” universale, uno strumento in grado di rapportarsi magnificamente alla Cultura Dominante, riuscendo a rappresentarla efficacemente a qualsiasi scala e sempre in termini aulici e monumentali, e dunque facilmente riconoscibile e disponibile, capace di imporsi sempre e ovunque.

La sua attività professionale si sviluppa nell’arco di circa quarantasei anni ed è lui stesso, maniaco delle date, che ne colloca l’inizio nel 1569/70, ma se si considerano anche le precocissime esperienze giovanili, svolte in collaborazione con il padre Giandomenico, si devono aggiungere altri cinque/sei anni: dunque molti considerando che visse sessantotto anni. Operò princi- palmente nel territorio della Repubblica di Venezia, spaziando dall’architettura civile a quella religiosa e teatrale, da quella privata a quella pubblica, realizzando ville, palazzi urbani, ponti e scenografie, in un crescendo di incarichi e relazioni con i principali esponenti del mondo culturale e politico, che ne fecero un protago- nista assoluto dell’architettura del suo tempo e tra i principali artefici che contribuirono alla diffusione dell’architettura rinascimentale e veneta, soprattutto nel nord Europa.


Titolo: Vincenzo Scamozzi 1548-1616. Acquarelli di Giovanni Giaconi
Autori: Giovanni Giaconi e Giovanni Battista Gleria
Progetto grafico: 
Binocular, New York
Edizione: 
italiana ed inglese 
Dati: 
dolp edizioni, 2013, 184 pag, ill. rilegato lino
Prezzo: 
€ 60.00
ISBN: 
978-88-95685-07-6