titolo: ACQUA_nell’architettura, nell’arte, nella musica e nei riti della religione cristiana
cliente: Insula delle Rose
data: febbraio 2007


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Acqua. Da sempre materia di studio, elemento di cultura, di bussiness, in un momento storico in cui si trasforma anche in risorsa in scadenza diviene quasi un’icona della nostra società tanto da generare un’autentica tendenza: musei, associazioni, libri, dibattiti, prodotti naturali e filosofie naturalistiche.

Per l’inaugurazione della nuova sede di Insula delle Rose – uno showroom dedicato all’architettura del bagno – abbiamo concepito e coordinato evento in cui un momento conviviale si intrecciava ad in un’esperienza culturale grazie alla creazione di uno spazio fatto di parole, di emozioni e di relazioni.

A fare da protagoniste quattro video-interviste rilasciate da un architetto, un maestro di musica, una critica d’arte e un religioso, in un allestimento che si proponeva di legare idealmente il bagno al suo elemento principe, l’acqua, attraverso un momento di riflessione sulla storia, sui personaggi, sugli oggetti e sui prodotti che esprimono i gesti, le tensioni e le mode che oggi si collegano a questo tema.

L’acqua non è infatti solo un composto chimico, è soprattutto un’idea filosofica. Rappresenta il fluttuare del tempo e degli elementi, è inafferrrabile e nello stesso tempo visibile e concreta, può assumere qualsiasi forma e colore, e pare sia alla base del nostro stesso pensiero che si è modellato fin dall’antichità attorno a questo mutevole elemento. La sacralità dell’acqua e il mistero che la correla strettamente alla vita è presente infatti in tutto il mondo e in tutte le culture antiche e recenti. L’acqua é il liquido in cui si sviluppa il feto, la pioggia che irriga i campi, la fonte che disseta e che purifica. Nelle vicinanze di essa sono sorte tutte le civiltà, e solo dove c’è acqua c’è vita nell’universo conosciuto. Talete di Mileto la designò quale elemento primordiale, in quanto l’acqua spenge il fuoco, scioglie la terra, assorbe l’aria e, combinandosi con altri elementi dà origine ad ogni essere vivente. Sempre nell’ambito della cultura della Magna Grecia si riteneva che nelle sorgenti abitassero alcune divinità che la rendevano pura e potabile. A tale tradizione originaria appartiene anche il sacramento del battesimo cristiano, per il quale l’acqua ha assunto un differente significato religioso di purificazione.

L’intervento sull’Acqua nell’arte, invitava ad una breve riflessione sulla rappresentazione dell’acqua nell’arte, in particolar modo nella pittura che è sempre stata tentata da questo elemento. Il mare, l’onda, i flutti, i fiumi, gli uragani hanno suscitato nel corso dei secoli la fantasia degli artisti. Tra i numerosi esempi di pittura classica quattro-cinquecentesca, in cui Botticelli fa sorgere Venere dalle acque, Giorgione dipinge la Tempesta e Carpaccio apre tra le case improvvisi squarci d’acqua su cui galleggiano navi fantastiche, Carmen Rossi cita, una per tutte, l’opera di Leonardo da Vinci. I numerosi disegni contenuti nei codici provano come l’interesse di Leonardo per le opere idrauliche e per l’acqua non sia che un aspetto del suo metodo di osservazione e rappresentazione del paesaggio, allo stesso tempo, artistico, naturalistico e ingegneristico. Alcuni dei suoi più famosi dipinti racchiudono l’elemento acqua, facendogli assumere un’importante simbologia. Inevitabile, nella pittura, citare inoltre l’opera degli Impressionisti, che tanto caro ebbero questo argomento.

L’intervento dedicato all’Acuq nella Musica raccontava della presenza dell’acqua nella storia della composizione musicale. Moltissimi musicisti famosi si sono infatti ispirati al suono dell’acqua, basti solo ricordare il valzer del Bel Danubio Blu di Strauss, la Moldava di Smetana, la Musica sull’acqua di Handel, La Mer e Riflessi sull’acqua di Debussy e Aquarium di Sant Saeus. Impossibile non citare il lavoro di Jacques Dudon che decise di produrre musica per mezzo di questo elemento creando particolarissimi strumenti ad acqua. Per molti anni, lavorando vicino Marsiglia nel suo Atelier d’Exploration Harmonique, Dudon assemblò un grande numero di congegni per suoni ad acqua. Costruì strumenti ad acqua grandi e piccoli e si inventò delle attività idromusicali per bambini e per adulti. Costruì strumenti per esperti musicisti ed altri che non richiedevano neppure la presenza di suonatori. Nei suoi strumenti idrici a percussione, gocce o getti d’acqua colpiscono canne metalliche intonate o altri oggetti che risuonano, in altri il flusso dell’acqua di un ruscello fa girare delle ruote o attiva degli elementi sonori in altre maniere. Alla fine del suo intervento, Valtinoni regala all’ascoltatore un’altra piccola chicca ricordando il dottor Masaru Emoto, scienziato e ricercatore giapponese, che ha messo a  punto una tecnica per esaminare al microscopio e fotografare i cristalli che si formano durante il congelamento di diversi tipi d’acqua esposti alle vibrazioni della  musica, evidenziando come i cristalli dell’acqua trattata mutano di struttura,  inviando dei messaggi. L’acqua trattata con parole ‘positive’ forma dei cristalli bellissimi, simili a quelli della neve, l’acqua trattata con parole ‘cattive’ reagisce in modo negativo creando forme amorfe e brutte.

L’acqua nell’architettura è stato invece il pretesto per mettere a confronto l’ambito artificiale e l’artificioso, dove la cultura condiziona i popoli nel suo utilizzo. I popoli abituati alle grandi quantità d’acqua provenienti dalle montagne, l’hanno sempre considerata una risorsa inesauribile e capace di soddisfare qualunque uso, anche per adornare città e palazzi con fontane e giochi d’acqua totalmente inutili. Al contrario, quelli originari da terre aride, la ritenevano un elemento prezioso in quanto scarso, e si concentrarono sull’aspetto più utilitaristico che decorativo. L’acqua ha avuto probabilmente un’interconnessione più diretta con l’architettura dei castelli dove, se non era contenuta in un fossato, in parterre artificiali o ne lambiva naturalmente la costruzione, l’attraversava costringendo gli edifici a elevarsi almeno in parte. Fu in seguito alla Rivoluzione francese che gli ingegneri idraulici si dedicarono a opere di pubblica utilità, come acquedotti, canali navigabili e opere di bonifica. Persino le fontane che Napoleone fece apporre per abbellire Parigi, vennero ufficialmente giustificate come necessarie a purificare e rinfrescare l’aria, ad alimentare i servizi privati, a coprire il fabbisogno pubblico, a lavare le strade. Questo senso dell’utile contribuì a poco a poco ad eliminare l’uso dell’acqua nell’architettura moderna.Solo nei primi decenni del Novecento, in contesti straordinari e condizioni atipiche, si riaffaccia l’acqua intesa come elemento di progetto, privilegiandone ora l’uso formale, ora la funzionalità. Attualmente, l’integrazione tra edificio e acqua sembra limitata a edifici pubblici o a sistemazioni urbane, dove si assiste a un ritorno spesso inespressivo, anche se spettacolare, di vasche, fontane e giochi d’acqua. Impossibile, a questo punto, non andare al pensiero architettonico e artistico di Carlo Scarpa per il quale l’acqua non è mai stata un elemento secondario svincolato dall’architettura, ma rappresentò un elemento fondamentale alla radice del suo costruire. Nella Gipsoteca di Possagno una stretta vasca d’acqua in fondo alla vetrata riflette sul soffitto una luce capace di dare movimento alla staticità delle sculture, nella Villa Ottolenghi una vasca d’acqua raddoppia la facciata come nei palazzi veneziani, alla Fondazione Querini Stampalia il giardino rialzato definisce lo spazio dedicato agli uccelli e ai pesci. Infine, l’apoteosi venne raggiunta nella Tomba Brion, dove il dialogo fra acqua e architettura si moltiplica all’infinito, raggiungendo linguaggi diversi fino a giungere a quello dell’anima.

Nella quarta video-intervista, dedicata all’Acqua nei riti della religione cristiana, conclude ricordandone la sacralità che si perde nella notte dei tempi. Da sempre, nella nostra cultura, il modo di considerare l’acqua si fonda sull’antico simbolismo di purezza e su innumerevoli riti di purificazione, sia pagani sia cristiani. L’acqua che libera dai peccati con il battesimo ed i riti religiosi della benedizione delle campagne con l’acqua santa sono solo gli esempi più noti. Del resto, la stessa metafora che ha sempre accomunato l’acqua corrente alla vita e alla fertilità avvicina l’acqua stagnante alla morte, che il più delle volte si concretizza in presenze terrificanti e pericolose. Molte sono le leggende che ricollegano draghi ed altri esseri mostruosi agli ambienti paludosi, dove l’acqua diviene elemento ostile, nauseabondo e portatore di malattie per uomini e animali.

E se la tradizione pagana associava l’acqua alle ninfe, quella cristiana l’ha accostate in particolare alla Vergine Maria ed a Sant’Agnese. Nella vicinanza dei corsi d’acqua sono state edificate cappelle e santuari dove venivano organizzati processioni con relative immersioni di fedeli, per i quali l’acqua assume anche un ruolo terapeutico, magico e miracolistico. L’esempio probabilmente più noto è rappresentato dall’apparizione della Vergine a Lourdes, avvenuta appunto in una fontana.

L’acqua ?è inoltre considerata un segno dello spirito di Dio sia nell’antico che nel nuovo testamento. La si trova nel racconto della creazione come elemento di orgine di tutte le altre cose, nel racconto del diluvio universale come acqua purificatrice mandata da Dio per risistemare le cose del mondo. Per il popolo ebraico, che passa indenne attraverso il Mar Rosso, rappresenta la possibilità? di essere liberi. Innumerevoli infine gli episodi del nuovo Testamento legati al tema dell’acqua. Anche per san Francesco l’acqua risulta indispensabile, e per spiegarlo ci incanta con le parole tratte dal Cantico delle Creature: Laudato sì, mi’ Signore, per sor’Acqua / La quale è multo utile et humile e pretiosa e casta. Anche questa è in fondo un’idea filosofica: l’acqua diventa nostra sorella, assume anche per san Francesco la figura di anima. A questo punto, non vi è più nessuna differenza tra l’Uomo e la Natura.